E’ quanto sostiene Giuseppe Di Giovanna, presidente di Ance Palermo

Puntare sul social housing, ossia la politica abitativa per realizzare case con bassi costi di produzione da mettere in vendita o in locazione a prezzi e canoni calmierati, per soddisfare la domanda di quei cittadini che, pur disponendo di redditi superiori a quelli che danno diritto d’accesso all’edilizia residenziale pubblica, non hanno la possibilità di acquistare o affittare una casa a prezzi di mercato: dalle famiglie monoreddito agli studenti fuori sede, dagli immigrati regolari ai single con occupazioni dalla retribuzione modesta.

Ma, anche, per aiutare il settore delle costruzioni a tirarsi fuori dalle secche di una crisi che, soprattutto in Sicilia, si traduce da anni in un numero crescente di aziende costrette a chiudere i battenti.

“Oggi il settore dell’edilizia residenziale sociale ha a disposizione risorse pronte per essere utilizzate – afferma Giuseppe Di Giovanna, presidente dell’Ance Palermo -. Le attività rimangono però paralizzate a causa della persistente assenza di volontà politica”.

È stato uno tra i temi in discussione, ieri a Palermo, nel seminario dedicato al Sif, il Sistema integrato di Fondi immobiliari introdotto dal Piano Casa nazionale, che si è svolto nei locali di Villa Zito, sede della Fondazione Banco di Sicilia.

A organizzare l’incontro, rivolto sia ai Comuni, sia ai soggetti privati (costruttori, cooperative, operatori immobiliari e istituzioni finanziarie) potenzialmente interessati a sviluppare iniziative di edilizia sociale, è stata la CDP Investimenti, società di gestione del risparmio della Cassa depositi e prestiti.

Questo gruppo gestisce il Fondo Investimenti per l’Abitare (FIA), un deposito di circa 2 miliardi di euro riservato agli che intendono realizzare alloggi sociali sul territorio nazionale, a supporto e integrazione delle politiche di settore portate avanti dallo Stato e dagli enti locali.

“Si tratta di uno strumento che può integrarsi bene con altre soluzioni messe in campo dalle regioni e attraverso gli stessi fondi immobiliari locali – ha spiegato Stefano Marchettini, amministratore delegato della CDP.

Grazie alla risorse oggi disponibili, la Cassa depositi e prestiti può intervenire su investimenti dal budget non inferiore a 80 milioni di euro, idonei a realizzare 500-600 unità immobiliari adibite a uso residenziale in locazione permanente, da distribuire anche su aree di pertinenza di più comuni: “una soluzione adatta soprattutto alle città del Mezzogiorno” – ha sottolineato Di Giovanna. Iniziative di questo genere attiverebbero un volano economico strategico per fronteggiare la crisi, soprattutto in una regione come la Sicilia. Ma per realizzarle, i Comuni devono decidersi a cedere ai costruttori un’adeguata quantità di terreni a prezzi, per l’appunto, sociali. Se non, addirittura, a titolo gratuito”.

Indispensabili, quindi, gli aggiornamenti dei Piani regolatori. Provvedimenti, questi, che in Sicilia si attendono, in molti casi, da decenni. Valga l’esempio delle amministrazioni comunali distribuite nella sola provincia di Palermo: oltre il 90% ha lo strumento urbanistico scaduto.