Da Parigi a Genova, da Melbourne a Copenaghen, parte la sperimentazione per spazi urbani “a prova di crisi”

 

La nostra risposta alla pandemia ci ha catapultati in un futuro che non avevamo saputo costruire prima. Abbiamo cambiato i nostri stili di vita, modificato radicalmente il modo in cui lavoriamo, studiamo, riceviamo assistenza medica, abitiamo, facciamo acquisti e consumiamo cultura. Da quando la paura del contagio ci ha reso diffidenti nei confronti dei trasporti collettivi urbani, abbiamo ripensato gli spazi favorendo spostamenti autonomi, se possibile a piedi, riducendo gli spostamenti tra zone molto distanti della città e i pendolarismi per lavoro.
La tendenza a concentrarci nelle grandi città ha subito una decisa inversione. Nella vita dopo il Coronavirus si studiano nuovi modelli di suburbanizzazione, e forse proprio l’idea di ‘distanziamento sociale’ ha ispirato quella di ‘distanziamento urbano’. E così mentre le grandi metropoli si svuotano, come a New York, dove i flussi registrati dalle poste fotografano la fuga di trecentomila famiglie, altre città intraprendono progetti in cui la prossimità diventa valore aggiunto e leva per altre innovazioni adatte a implementare le agende politiche legate agli obiettivi dell’Agenda 2030.

 

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Fonte: Repubblica.it