Il Vice presidente di Confcooperative Brescia sottolinea le necessità

Se ne parla in continuazione, è sulla bocca di tutti: il tema della casa è attuale quanto lo era negli anni del dopoguerra. Un paradosso? Allora il conflitto aveva distrutto tutto e c’era da ricostruire, oggi c’è troppo territorio invaso dal cemento.

Ma allora perchè si parla tanto di fabbisogno abitativo? Un interrogativo posto a Marco Menni, vice presidente di Confcooperative Brescia, il quale ricorda, come nell’ultimo periodo, si è perso il controllo sul bene casa.

«Ci sono diversi tipi di fabbisogno abitativo – spiega -. Oggi c’è un bisogno di case emergenziale, per chi la casa non l’ha proprio e solitamente non ha neppure le risorse per averla, e un bisogno migliorativo che si scontra con una forbice troppo allargata tra costi e disponibilità finanziarie».

Come si colloca la cooperazione, in particolare quella che a Brescia ha radici storiche e ha generato un fenomeno unico che si è moltiplicato in tutta Italia?
«Come in tutti i momenti di crisi la cooperazione risponde concretamente ai bisogni – prosegue -: oggi il nostro sforzo deve partire ragionando su rendita e tipologie dell’abitare per capire che direzione prendere per ricominciare a fare politiche abitative in Italia. Bisogna porre fine alle speculazioni su un bene primario, essere convinti che è possibile costruire a 900/1.000 al metro quadrato. Purtroppo, attualmente, l’edilizia convenzionata si aggira mediamente attorno ai 1.400 euro/mq, mentre l’edilizia libera supera i 2.200 euro/mq. Questo significa – prosegue – permettere l’acquisto della casa anche a chi possiede redditi medio bassi e di vedere la casa come investimento, con l’affitto come rendita non speculativa. Occorre un riequilibrio degli interventi di edilizia residenziale, dando la preferenza al recupero delle aree abbandonate e di quelle industriali dismesse, per diminuire il consumo di suolo, oltre al recupero di quartieri storicamente popolari anche attraverso sperimentazioni di housing sociale. Contemporaneamente vanno creati strumenti legislativi e finanziari più adatti al momento».

Come agire in futuro?
«È necessario – conclude Marco Menni – che tutti i soggetti coinvolti nel settore stipulino un patto di responsabilità sociale, frutto di riflessioni non individuali. Un approccio culturale diverso che riscopra i vecchi modelli di agire, legati alle azioni dirette, nei quali sulla casa, bene primario, non vengono caricati costi che ad essa non competono» (speculazioni sulle aree e ricavi per coprire costi gestionali delle Amministrazioni comunali). «Occorre una politica per la casa fondata sulla giustizia, che tutela il bisogno senza inutili orpelli che, spesso, rendono il mattone inaccessibile ai più. Questa pare la vera sfida».