Si è tenuto ieri a Palazzo della Cultura il convegno “Housing sociale”, promosso da Ance Catania e dalla neonata associazione onlus “Cultura Dinamica”, presieduta da Sebastiano Spoto Puleo.

Il tema, l’edilizia residenziale sociale, è di stretta attualità perché laddove il social housing è stato realizzato ha fornito una valida risposta ai problemi abitativi delle fasce più deboli. Esperienze in tal senso sono molto diffuse nell’Europa del Nord e ora anche in Italia, dove gli enti locali si stanno muovendo in sinergia con le imprese costruttrici e le banche per dar vita a piani di edilizia sociale basati appunto sul partenariato pubblico-privato.

Uno di questi è il Parma Social House, progetto che è stato illustrato nei dettagli dal vicepresidente nazionale Ance Gabriele Buia, e che prevede come prima fase l’edificazione di 852 alloggi, parte dei quali sarà affittata a canoni inferiori di circa il 30% rispetto ai prezzi di mercato. Il Comune di Parma ha individuato e ceduto le aree in diritto di superficie per 99 anni, e le imprese di costruzione hanno potuto godere dell’esenzione del contributo di costruzione così come dell’abbattimento dell’Ici.

I fondi necessari , tramite contributi a fondo perduto e finanziamenti agevolati, provengono dal sistema integrato di fondi immobiliari (Sif) del Piano Casa, che prevede la partecipazione fino al 40% della Cassa Depositi e Prestiti.

“Il modello Parma non è automaticamente replicabile altrove” ha spiegato Buia, -“noi abbiamo operato anche in deroga al Prg, che in questo caso è uno strumento antiquato e poco flessibile, adottando misure strutturali alle aree destinate al social housing di concerto con gli amministratori locali”.

L’ing. Maria Grazia Esposito, a.d. dell’Ispredil, braccio operativo dell’Ance, ha aggiunto che i costruttori infatti spingono per una maggiore flessibilità, un Housing sociale di quarta generazione che attraverso un mix di soluzioni (non solo locazioni ma anche vendita e affitto con riscatto) sia maggiormente redditizio.

A Catania il Comune ha preparato un protocollo d’intesa per il varo di una struttura di coordinamento tra le varie Direzioni interessate, dal Patrimonio all’Urbanistica, ai Servizi sociali, alla Polizia Municipale. “Siamo pronti a ragionare in temini di premialità con chi vorrà intervenire nel social housing” ha dichiarato il sindaco Raffaele Stancanelli, “la delibera che istituisce il relativo Ufficio è stata approvata proprio due giorni fa in Giunta”.

Gli ha fatto eco il presidente della commissione urbanistica Alessandro Porto, annunciando ufficialmente la data del 30 maggio per la presentazione in Consiglio comunale della prima parte del Prg e del nuovo Regolamento edilizio.

“Tempi comunque ancora lunghi per l’approvazione”, ha osservato il presidente di Ance Catania Andrea Vecchio, “noi abbiamo bisogno delle regole, gli enti locali devono decidere quali aree destinare all’Housing sociale. A Catania più che a nuove costruzioni si dovrebbe mettere mano al recupero e alla contemporanea messa in sicurezza del centro storico, mentre invece assistiamo a speculazioni volte a favorire grandi gruppi economici”.

Molto applaudito l’intervento di Vera Greco, soprintendente ai Beni culturali di Catania, che si è detta assolutamente d’accordo sulla necessità di agire sulle aree centrali degradate come ad esempio San Berillo per un recupero che sia insieme sociale, ambientale e culturale.

Diversi i suggerimenti e i contributi sul tema venuti dagli altri relatori del convegno, coordinato dal giornalista de Il Sole24ore Massimo Frontera. A conclusione, l’intervento dell’assessore comunale ai Servizi sociali Carlo Pennisi, che ha riassunto il percorso finora fatto dall’amministrazione per creare la struttura dedicata all’edilizia sociale: “No a risposte di emergenza per problemi di emergenza, ci vogliono determinazione e regole certe. Ed è quello che stiamo facendo”.