Casa e integrazione multiculturale, due problemi sociali strettamente legati tra loro.

Lo sa bene la Provincia di Ancona che, in collaborazione con il Comune di Senigallia e con il finanziamento del ministero delle Politiche sociali, ha lanciato due anni fa il progetto “Le mani per vivere insieme” finalizzato all’autocostruzione di 20 nuovi alloggi al Cesano riservati per metà a italiani e comunitari e per metà a immigrati.

Ora, a cantiere avviato, è arrivato il momento di tirare un primo bilancio e presentare i primi risultati alla cittadinanza. Questo è l’obiettivo della “Giornata dell’abitare” promossa dai soggetti interessati, che si svolgerà mercoledì 21 settembre alla Rotonda di Senigallia alla presenza dei rappresentanti del ministero e delle autorità locali.

Tra gli interventi previsti quelli dei di Gabriele Rabaiotti, docente di analisi della città e del territorio e di gestione urbana al Politecnico di Milano e di Maurizio Trabuio, Direttore della Fondazione La Casa. Durante il convegno, inoltre, verrà presentato il report conclusivo della ricerca affidata all’Università Politecnica delle Marche curata dalla dott.ssa Micol Bronzini e verranno illustrate alcune best practices come il progetto Casa Stella della Caritas diocesana di Senigallia.

“Fin dall’inizio del mandato – afferma la presidente della Provincia di Ancona Patrizia Casagrande – abbiamo scelto di interpretare il nostro ruolo non come semplice erogatore di finanziamenti o contributi nel campo dell’edilizia pubblica ma proponendoci come operatore attento ai bisogni della collettività capace di dare risposte da un ampio punto di vista sociale, rifuggendo da logiche assistenzialiste”.

Prima della tavola rotonda pomeridiana, sarà possibile visitare il cantiere dove italiani e immigrati lavorano fianco a fianco nella costruzione della loro futura dimora, a cui seguirà una piccola cerimonia con la piantumazione simbolica di un albero di gelso.

“Nello specifico – aggiunge l’assessore provinciale al Social housing Marcello Mariani – questo progetto si propone come uno strumento d’integrazione e coesione sociale che, contrastando la logica dei quartieri “ghetto” per le fasce più marginali della popolazione e favorendo un rapporto di contatto e cooperazione diretta tra italiani ed extracomunitari, può rappresentare un’esperienza replicabile in futuro anche per altri territori”.