In Italia c’è forte bisogno di case, soprattutto per le fasce sociali in difficoltà. Ecco perchè l’intervento governativo che promuove l’housing sociale si può rivelare un volàno di crescita duratura

La recente sottoscrizione prevista dal Piano Nazionale di Edilizia Abitativa di Accordi di Programma del Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti con 14 Regioni, rappresenta una concreta novità che dovrebbe attivare investimenti pubblici e privati per oltre 2,7 miliardi di Euro nel contesto programmatico del Piano Casa, che da oltre tre anni non ha ancora risposto alla auspicata ripresa del settore e alla riduzione del disagio abitativo presente nel Paese.
Il numero di alloggi che si renderà complessivamente disponibile con la sottoscrizione degli Accordi di Programma con le Regioni è pari a 15.209 unità (di cui 12.057 di nuova costruzione, 3.009 di ristrutturazione, 143 di acquisto di immobili già esistenti).

In particolare, nel Programma Residenziale Sociale sottoscritto, 6.009 alloggi sono finalizzati ai soggetti destinatari per la locazione permanente o di durata di almeno 25 anni, altri 6.054 sono a riscatto e 3.146 saranno destinati alla proprietà . Un’analisi sui dati del programma residenziale fa emergere quali finalità abitative, espresse dalla partecipazione degli operatori nei relativi bandi, sono da soddisfare in ogni Regione
Il quadro delle esigenze abitative nazionali espresse negli Accordi e la debole risposta che è stata finora registrata nell’attuazione del Piano Casa dovuta anche alle restrizioni di carattere finanziario delle famiglie sta determinando la necessità di rivedere i contenuti legislativi e rilanciare le politiche per la casa.

Agci (Associazione Generale Cooperative Italiane ) sta sostenendo nel corso di questi anni che il disagio abitativo pregresso e attuale, che interessa particolarmente le fasce deboli di giovani ed anziani, va affrontato con un scelta politica decisa che consideri l’Edilizia Sociale una priorità al pari di quella del lavoro per dare una risposta di prima casa, e questa è circoscritta alla realizzazione di case in sia in locazione a canone sostenibile o a riscatto che in proprietà convenzionata, tutte tipologie richiamate nel Decreto Ministeriale del 2008 di Alloggio Sociale (ex Edilizia Residenziale Pubblica).
Le nostre considerazioni trovano già riscontri proprio nei dati contenuti negli Accordi di Programma, in cui si evidenzia che le Regioni del Sud Italia, tranne il dato non ancora definito della Calabria, hanno espresso una domanda di realizzazione di alloggi pari al 61% dell’intero programma nazionale e che, per quanto riguarda la finalità, gli alloggi destinati alla locazione rappresentano il 56%, mentre quelle in proprietà convenzionata e di libero mercato) comprendono la richiesta di oltre l’80% di alloggi sul totale nazionale di circa 3.100 .

A rendere completo e intellegibile il quadro, gli Accordi registrano che diversa è la situazione al centro-nord, ad esempio nelle Regioni Lombardia e Veneto viene chiesto da parte degli operatori la realizzazione di un importante numero di alloggi in locazione che si contrappone alla scarsità di richiesta di alloggi in proprietà convenzionata e/o di libero mercato; analoga situazione è presente in Emilia Romagna con la richiesta di soli poche decine di alloggi di proprietà a fronte di alcune centinaie di alloggi in locazione. Non molto diversa è la situazione nelle altre regioni del centro nord.
Questi rilievi testimoniano che sia nelle regioni del centro nord e del Mezzogiorno è senz’altro maggiore la domanda di locazione e che la richiesta della casa in proprietà convenzionata, si deduce, che sia in misura maggiore di quella di libero mercato. Se si considera inoltre il quasi totale disimpegno pubblico sull’ERP che registra solo poche migliaia di offerta di alloggi pubblici negli ultimi anni e la riduzione di circa il 30% delle somme disposte nell’ultimo decennio dal Fondo nazionale per il sostegno alla locazione, si comprende come si sia accumulata nel tempo un disagio abitativo da parte dei ceti meno abbienti che sta raggiungendo livelli di guardia. La sollecitazione di rafforzare gli interventi di Social Housing non ha solo significato economico ma riguarda anche gli aspetti sociali complessivi in quanto un condizionamento di vita di una parte considerevole della popolazione nella definizione dei propri progetti di vita, lavorativi, di autonomia familiare, rappresenta la destabilizzazione degli equilibri sociali ed economici.

Di qui la necessità di un’immediata inversione di rotta nelle politiche per la casa, con provvedimenti che si colleghino ad azioni di sostegno al lavoro, che riducano la precarietà diffusa, soprattutto delle nuove generazioni.
Per quanto concerne la Regione Campania, nel quadro generale della sottoscrizione degli Accordi di Programma dell’Housing Sociale, sono 7059 gli alloggi da realizzare nelle varie componenti. La nostra Regione ha presentato il valore più alto dell’investimento privato, corrispondente ad 1 miliardo e 366 milioni di Euro su un totale nazionale di 2,7 MLD di euro. Significativo è stato la risposta degli operatori: dai Comuni alle cooperative di abitazione ed imprese costruttrici. Le proposte selezionate, inserite nell’Accordo, sono 67 con un impegno finanziario pubblico regionale- statale di circa 180 Ml di Euro. Gli operatori concorrenti, nel quadro delle disponibilità finanziarie offerte dalla Regione e dallo Stato, hanno cercato di valorizzare al meglio il concetto di moltiplicatore di risorse private su quelle pubbliche, offrendo la realizzazione di programmi residenziali di Housing Sociale con qualità architettonica e integrando la residenza con il sistema servizi, anche pubblici, nei programmi di alloggi in locazione e di proprietà convenzionata, che sono una concreta risposta per chi non può accedere alla casa di libero mercato.

vice presidente nazionale Agci – Abitazione