Nasce il progetto Power House Europe con il sostegno della Commissione Europea e del programma “Energia Intelligente-Europa” con l’obiettivo di ridurre l’impronta ecologica dell’edilizia sociale attraverso la responsabilizzazione degli inquilini e l’aggiornamento delle competenze dei professionisti del settore

Soluzione abitativa, ma anche opportunità per costruire un futuro migliore anche dal punto di vista ambientale. Il settore del social housing può contribuire ad abbattere i livelli di Co2, visto che l’edilizia residenziale sociale va a braccetto con gli interventi di riqualificazione energetica. E se si calcola che, secondo l’European Social Housing Observatory, in Europa ci sono oltre 22milioni gli alloggi sociali (oltre il 10% del totale dello stock residenziale), il fatto che questi e quelli che verranno siano a basso impatto ambientale può davvero fare la differenza.

Nasce così il progetto Power House Europe con il sostegno della Commissione Europea e del programma “Energia Intelligente-Europa”, con l’obiettivo di ridurre l’impronta ecologica dell’edilizia sociale attraverso la responsabilizzazione degli inquilini e l’aggiornamento delle competenze dei professionisti del settore. Si parte dai numeri: il settore residenziale da solo vale il 40% dei consumi energetici europei civili con un potenziale di risparmio stimato dalla Commissione europea al 27%. Vale a dire un potenziale risparmio di Co2 valutato in 460milioni di tonnellate, pari a 3,3 milioni di barili di petrolio.

A guidare la classifica europea dei Paesi che più investono in social housing, c’è l’Olanda con il 35% di alloggio sociale sul totale dello stock abitativo del Paese, seguita da Svezia (23%), Danimarca (22%), Inghilterra (21%), Austria (20%). Fanalini di coda Italia, Slovenia e Slovacchia (4%), Portogallo ed Estonia (3%), Lussemburgo, Cipro, Bulgaria e Lituania (2%) Romania (1,6%), Spagna e Lettonia(1%) e Grecia (0%).

Grazie alla dimensione europea dell’housing sociale e alla natura non-profit con impegni di lunga durata nei confronti dei residenti, le associazioni di settore avrebbero il potenziale per produrre più dell’energia sufficiente per i propri bisogni attraverso la micro-generazione e immettere il surplus in rete.

Scopo del progetto Power House Europe è di favorire lo scambio di buone pratiche a livello europeo, fra tutti gli attori coinvolti. Nel caso italiano, ha permesso di avviare il dialogo, non sempre scontato, tra soggetti diversi (Federcasa, associazioni di categoria, Confindustria, sindacati, ministeri, Enea…). Il primo passo, infatti, è quello di mettere in rete tutte le associazioni, gli strumenti più appropriati e le migliori pratiche già sviluppate, in modo che si possano realizzare i migliori progetti, rispettosi dell’ambiente ed efficienti dal punto di vista energetico, al costo più basso possibile.

Il progetto prevede un forum on-line di informazione e scambio tra professionisti dell’edilizia sociale; fornisce informazioni su strategie, misure legali, istituzionali e finanziarie dell’Ue; riporta esempi di riabilitazione di edifici esistenti e di nuove tecniche di costruzione a basso consumo energetico; aggiorna sulla politica comunitaria in materia di efficienza energetica e fonti rinnovabili nel settore dell’edilizia residenziale e su partenariati transnazionali e non tra operatori dell’alloggio sociale. Infine organizza piattaforme nazionali che offrono un punto di incontro.