Il sistema delle Cooperativedi Abitanti indivise e miste garantisce qualità urbana, senso di comunità ainteri quartieri delle principali città italiane ed è impegnato nellapromozione, sia diretta sia per il tramite dei Fondo Immobiliari Etici, di rilevanti progetti di Housing Sociale in attuazione di programmi comunali

Oltre 600 rappresentanti di cooperative, sindaci ed istituzioni (tra cui i parlamentari Emanuele Fiano,Massimo Garavaglia ed Emilia Grazia De Biasi) hanno partecipato a vario titolo all’incontro “Regime IMU per lecooperative di abitazione a proprietà indivisa e mista” organizzato presso il Teatro Elfo Puccini di Milano.

41.000 famiglie, appartenenti alla fascia economicamente più debole ed esposta della società italiana, rischiano di pagare dal Giugno di quest’anno un onere per l’Imposta Municipale Unica (IMU) nettamente superiore a quello che si applica ai normali proprietari di prima casa. L’aggravio annuo potrebbe raggiungere i 665 Euro. Considerandoche nel 2007, con il precedente regime ICI, le stesse famiglie pagavano inmedia 47 Euro l’anno,l’aggravio può essere quantificato in un +1315%! A ciò, nel tempo, si aggiungerà anche un inevitabileaumento del canone di locazione. È questo un risvolto paradossale, contenutonelle pieghe del Decreto Liberalizzazionirecentemente approvato dal Governo.

Contro questa eventualità, Legacoop, Confcooperativeed AGCI (Associazione Generale CooperativeItaliane), le 3 centrali aderenti all’Alleanza delle Cooperative Italiane (ACI),hanno organizzato oggi un incontro a Milano alla presenza di numerosi esponentidelle istituzioni nazionali, dei comuni e della società civile. Un primoemendamento al Decreto, che cercava di porre rimedio a questo esito, è statopurtroppo stralciato nel corso della discussione parlamentare. Le Associazioni,in particolare Legacoop Abitanti,stanno lavorando per provare a reinserire l’emendamento nel nuovo Decreto sulle Semplificazioni Fiscali.

Il precedente regime ICI riconosceva agli alloggilocati appartenenti alle cooperative a proprietà indivisa e mista il medesimotrattamento previsto per le unità immobiliari destinate ad abitazioneprincipale. In particolare, un’aliquotaagevolata e le relative detrazioni:200 Euro per ogni nucleo familiare.

Successivamente, l’esclusione delle abitazioniprincipali dal pagamento dell’ICI introdotta dal Governo Berlusconi erastata esplicitamente estesa anche agli alloggi locati di proprietà dellecooperative indivise e miste, il Decreto istitutivo dell’IMU non equiparapiù gli alloggi sociali delle cooperative di proprietà indivisa e mista alleabitazioni principali dal punto di vista dell’aliquota ridotta (0,4%),pur riconoscendo le detrazioni previste per la prima casa.

Il Decreto “Salva-Italia”, introduce poila cosiddetta “quota erariale” che destina allo Stato centrale il50% del gettito riscosso dagli Enti locali sugli immobili diversi dalla primacasa, rendendo di fatto quasi impossibile ai Comuni un’eventualerevisione al ribasso delle aliquote per le seconde case.

Ciò che le 3 centrali cooperative e numerosi EntiLocali (sia Comuni che Regioni) chiedono è che venga riconosciutal’aliquota ‘prima casa’ per gli alloggi di proprietà dellecooperative di abitazione a proprietà indivisa e mista, visto che ad essi vienegià riconosciuta la detrazione IMU per le abitazioni principali.

Non va infatti dimenticato che tali immobili e lecooperative edilizie loro proprietarie svolgono principalmente una funzione diservizio di interesse generale. Storicamente, esse hanno infatti permesso dirisolvere almeno parzialmente un problema di emergenza abitativa rispondendo albisogno di ‘casa’ per coloro che non hanno sufficienti risorse peracquistarla e continuano a farlo, in un fase congiunturale in cui per farefronte a tale emergenza mancano i denari pubblici. L’esempio virtuosodelle cooperative a proprietà indivisa e mista assegna alloggi in proprietà a prezzi inferiori del 25% rispetto alle quotazioni dimercato, oltre a produrre abitazioni in affitto a prezzi calmieratidestinati alle fasce sociali più deboli.

È da rilevare inoltre che il sistema delle Cooperativedi Abitanti indivise e miste garantisce qualità urbana, senso di comunità ainteri quartieri delle principali città italiane ed è impegnato nellapromozione, sia diretta sia per il tramite dei Fondo Immobiliari Etici, dirilevanti progetti di Housing Sociale in attuazione di programmi comunali.

Da sempre importante strumento di sostegno al reddito delle famiglie,in particolare di quelle economicamente più svantaggiate, il modello dellecooperative indivise e miste può risultare vincente, se si consolidasse, ancheper garantire un potenziale futuro migliore ad altre migliaia di famiglie chene beneficerebbero nell’ottica della risposta più funzionale possibilealle moderne politiche abitative, offrendo sostegno, di fatto, all’interasocietà civile. È soprattutto da questa sentita esigenza sociale che origina larichiesta della modifica normativa.

Nel dettaglio geografico, la presenza delle famiglie coinvolte che risulterebbero penalizzate dal nuovo regime IMU è così suddivisa:18.000 in Lombardia, 10.000 in Emilia Romagna, 4.500 in Piemonte(nel Comune di Torino) e 4.000 nelle altreregioni (principalmente in Toscana). Altre 5.000 famiglie coinvolte usufruiscono dialloggi assegnati in quanto soci di cooperative di abitazione aderenti aConfcooperative.

“Poiché ildispositivo della norma non è esplicito, sarebbe particolarmente utile una precisazionelegislativa o interpretativa che dia certezze definitive – hadichiarato Luciano Caffini, Presidente di Legacoop Abitanti, parlando anche a nome di Federabitazione (Confcooperative) e di AGCI –nel senso di riconoscere esplicitamentel’aliquota ‘prima casa’ agli alloggi locati di proprietàdelle cooperative a proprietà indivisa e mista”.

“La situazione attuale è paradossale e particolarmente iniqua –precisa il Presidente di Legacoop Abitanti – È paradossale perché non riconosce lo status di abitazioneprincipale a degli alloggi in godimento, la cui assegnazione è subordinataprecisamente alla NON possidenza di un altro alloggio. Ed è ancora più iniquaperché pone proprio le fasce più deboli nelle condizioni di dover pagare circail doppio rispetto a quanto faccia un comune cittadino proprietario di primacasa!”.