Coinvolte due signore di 85 e 90 anni. L’assessore Tizzanini: “È una delle risposte concrete che diamo nell’ambito dell’emergenza abitativa. L’idea che perseguiamo è quella di sperimentare soluzioni innovative davanti a un incremento delle difficoltà e a una riduzione delle risorse disponibili”

I casi di emergenza abitativa sono incrementati in modo sensibile negli ultimi anni e, a fronte di qualche caso che con il suo clamore scuote l’opinione pubblica, ve ne sono altri non eclatanti che necessitano comunque di risposte concrete. Ogni caso è una storia a sé.

Il Comune, in collaborazione con il servizio sociale della ASL11, l’AUSER di Montelupo Fiorentino e la società Publicasa ha deciso di sperimentare il progetto di housing sociale finalizzato a promuovere un principio di solidarietà, di integrazione sociale per favorire il benessere e la sicurezza dei cittadini più fragili e per prevenire il disagio, oltre a favorire forme di razionalizzazione dei consumi legati alla scelta di condividere spazi e servizi comuni in uno spirito di solidarietà reciproca.
Sono state coinvolte nel progetto due signore di 85 e 90 anni autosufficienti che per necessità di vario tipo dovevano uscire dal nucleo familiare dei figli. Le due situazioni sono state segnalate al comune dal servizio sociale della Asl 11.

“La legge sulle case popolari attribuisce ben pochi punti alle persone anziane sole e difficilmente avremmo potuto rispondere alle esigenze delle due signore con questo strumento. Abbiamo quindi iniziato a pensare ad un modello alternativo, che poi potrà essere sperimentato anche in altre circostanze”, afferma l’assessore alle politiche sociali Giacomo Tizzanini.

Per la sperimentazione del progetto è stato individuato un appartamento ERP in quanto luogo neutro in cui nessuno si sente padrone e l’altro ospite; si tratta di una condizione fondamentale per la costruzione di un patto abitativo.
Nella gestione del progetto di coabitazione il servizio sociale della ASL accompagnerà le signore nell’elaborazione di regole di convivenza, “un patto abitativo” che risponda alle necessità e alle caratteristiche personali. L’associazione AUSER, invece, si occuperà dei servizi di sorveglianza attiva, oltre a sostenere le signore nelle mansione quotidiane (andare a fare la spesa, dal dottore….).
A Publicasa è affidata la gestione dell’immobile sul piano amministrativo ( invio del bollettino per l’affitto).

Il canone di affitto sarà calcolato in base al reddito complessivo del nucleo familiare.
L’appartamento di via 1° Maggio è composto da cucina, soggiorno, due bagni, due camere matrimoniali e una singola. La terza camera potrà essere usata per eventuali emergenze o necessità da un familiare oppure da una badante.
Il comune di Montelupo ha investito circa 20.000 euro per ristrutturare l’appartamento: in particolare per il rifacimento dell’impianto elettrico, per l’imbiancatura e per la realizzazione di un nuovo bagno.

Le due inquiline hanno arredato l’abitazione con mobilio proprio e la Caritas ha fornito altri complementi di arredo mancanti.

“Uno dei principi che ci guida nella nostra azione amministrativa è quello di promuovere la solidarietà reciproca. Il progetto di housing sociale scaturisce dalla volontà di rispondere ad un’emergenza abitativa e di farlo creando i presupposti per l’attivazione di una rete sociale di sostegno che coinvolge i familiari delle signore, ma anche il tessuto associativo e la Asl. Senza contare che in questo modo abbiamo un abbattimento dei costi sociali: se non avessimo trovato questa soluzione la probabile alternativa per le due persone coinvolte era quella di andare in una Residenza per anziani, con costi decisamente più alti. In più una gestione di questo tipo mette in moto un processo virtuoso che inevitabilmente interviene anche sul senso di solitudine delle persone anziane”, afferma il sindaco Rossana Mori.