Sviluppatosi nel periodo di crisi economica il social housing offre abitazioni a canone calmierato rispettando elevati standard ambientali e di efficienza energetica

Dimentichiamoci casermoni, edifici fatiscenti e spazi di degrado. La nuova edilizia popolare non ha nulla a che vedere con i vecchi complessi simbolo di una marginalità periferica e di abbandono. Da diversi anni è infatti sorto un nuovo modello di edilizia destinata alle fasce più deboli, chiamato ‘social housing’.
A dire il vero l’edilizia residenziale sociale non sostituisce quella classica popolare ma vi si affianca, cercando di dare una risposta a un’emergenza frutto della crisi economica del 2008, quella di uno strato di popolazione che si è ritrovato in condizioni di difficoltà economica e senza la capacità di poter accedere al mercato abitativo libero.
La principale caratteristica di questi progetti, e che li distingue nettamente dall’edilizia popolare, è appunto la qualità. Non a caso si parla di social housing ecosostenibile, perché al centro vi è sempre una grande attenzione al risparmio energetico e al basso impatto ambientale. Si tratta, insomma, di abitazioni che non hanno nulla da invidiare alle residenze in libero mercato. E, anzi, spesso sono di livello nettamente superiore.

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Fonte: Lavorincasa.it