Rapporto Oasit: 1,5 milioni di famiglie non riescono a pagare l’affitto, 900 mila hanno difficoltà con il mutuo

Solo per adeguare dimensionalmente il mercato della locazione italiano alla media europea, occorrerebbe che si passasse dai 4,7 milioni attuali di abitazioni in locazione a 7,2 milioni e, anche in tal caso, si resterebbe lontani dai valori dei paesi virtuosi del nord Europa.

È quanto emerge dal “Rapporto sull’abitare sociale” di Oasit (Osservatorio sull’abitare sociale in Italia), coordinato dal presidente di Federimmobiliare, Gualtiero Tamburini, sotto la supervisione del Comitato strategico di Romeo Gestioni Spa.

Forte disagio abitativo in Italia
Come misurare il fabbisogno abitativo in Italia? Il Rapporto di Oasit fa riferimento a un indicatore internazionale, il “severe housing deprivation rate” calcolato da Eurostat, che misura la percentuale di popolazione che vive in condizioni di sovraffollamento e in abitazioni di insufficiente qualità. In base a questo indicatore, risulta che l’Italia si colloca ultima tra i paesi dell’Europa occidentale con un tasso del 7,3% contro, ad esempio, al 3% della Francia, al 2,9% della Gran Bretagna ed al 2,1% della Germania, a fronte di una media europea del 6%.

Ciò significa che in Italia sono in una condizione di disagio abitativo (abitazioni con gravi carenze strutturali e funzionali) 7,3 famiglie su 100. Tradotto in numeri vuol dire che su 22 milioni di famiglie 1,6 milioni soffrono un’emergenza abitativa.

Il Rapporto stima inoltre in 1,5 milioni le famiglie locatarie che fanno fatica a pagare l’affitto, e in poco meno di 900 mila le famiglie proprietarie che hanno difficoltà a pagare il mutuo. In totale 2,4 milioni di nuclei con disagio abitativo, cioè circa 1 su 10.

Carenza di alloggi in locazione
In Italia c’è un’evidente carenza strutturale di alloggi in affitto per le famiglie, dovuta in parte al fatto che negli ultimi 15 anni i grandi soggetti detentori di residenze hanno sostituito nei propri portafogli la quota di abitazioni con immobili commerciali. Se la casa da offrire in locazione avesse lo stesso trattamento fiscale della casa da acquistare, gli operatori sarebbero incentivati a investire nelle case in affitto.

Il ruolo dell’edilizia sociale
Per la fascia grigia della popolazione, quella che è troppo ricca per accedere alle case popolari ma non ha un reddito sufficiente per accendere un mutuo o sostenere gli alti canoni di locazione di mercato, viene in soccorso l’edilizia sociale, che può offrire strumenti specifici per ogni tipologia di bisogno. “Per gli studenti – spiega Tamburini su Casa24 Plus del Sole 24 Ore – si può pensare a fondi immobiliari ad hoc, per gli anziani alle Rsa, per il social housing alla struttura di Cassa depositi e prestiti e alle cooperative, per le fasce in totale disagio agli interventi pubblici diretti. In Italia ci sono per esempio circa 1 milione di case pubbliche, dove il problema principale è quello della gestione efficiente, ma a queste occorre aggiungere un forte intervento di sviluppo proveniente dai privati”.

Secondo il presidente di Federimmobiliare, l’attuale situazione di crisi può rappresentare un’opportunità per il settore del social housing. “È vero che manca il credito, ma proprio la strutturazione di sviluppi misti, con parte di edilizia sociale e parte di mercato, può aiutare gli operatori a finanziare le costruzioni”.