Cos’hanno in comune le Tent Cities degli homeless americani e quelle del movimento Occupy Wall Street? Si possono mettere in relazione i tessuti sociali di città così diverse come Caracas e Amsterdam? L’arte è in grado di produrre soluzioni “dal basso” e innescare cambiamenti nelle relazioni economiche e sociali?

Il recente convegno Social Housing / Housing the Social organizzato da SKOR ad Amsterdam e la mostra The Grand Domestic Revolution appena inaugurata da Casco a Utrecht hanno affrontato queste e altre domande, per riflettere sull’idea di società, pubblico e comunità in relazione allo spazio urbano. Negli ultimi decenni, scarsi investimenti pubblici e una vasta privatizzazione dei servizi hanno generato in molte città un equilibrio sociale precario, come i disordini a Londra della scorsa estate hanno drammaticamente dimostrato. In un’intervista, Zygmut Baumann ha indicato le cause di quelle violenze nella segregazione e nella polarizzazione degli strati sociali nelle aree urbane, originati dall’azione libera e politicamente incontrollata del mercato. A partire dalla complessa situazione attuale, i progetti di SKOR e Casco si propongono come laboratori per la produzione di nuovi modelli di spazio domestico e sociale e di convivenza civile, a cui gli artisti sono invitati a contribuire al pari di sociologi, urbanisti e attivisti.

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