È una delle aree di Milano destinate a cambiare di più nel prossimo futuro: ne ripercorriamo la storia, fino alla recente riscoperta con Alcova.

Nell’anno di ripartenza del Salone del Mobile dopo lo stop e i rallentamenti per forze di causa maggiore, l’attenzione maggiore tra gli avvenimenti diffusi in città – con code fin dai primi giorni della Design Week – è andata all’ormai consolidata realtà di Alcova, che ha puntato tutto su un nuovo design district, ancora temporaneo (per non dire precario) ma che ha già avuto in passato numerose occasioni di eventi per il design e che si prospetta come un futuro polo dedicato alla cultura e al progetto.

Nel corso degli anni, in questo quadrante di città a sud-est, ricco di molte attrazioni di vario genere, più volte il design si è affacciato lasciando tracce e semi dormienti che quest’anno hanno iniziato a sbocciare di nuovo.

Nel settembre 1988, nel mattatoio dell’ex Macello, già abbandonato allora, una avanguardistica azienda anticonformista, la Pallucco, dell’omonimo artista/designer/imprenditore Paolo Pallucco, fece un biennio di eventi storici che le memorie più lucide e attente ricordano ancora come rari, inaugurando a tutti gli effetti quella modalità che oggi tutti chiamano “fuorisalone”.

L’area chiamata dell’ex Macello, con le sue palazzine in stile liberty ancora ben visibili affacciate su viale Molise e altre diffuse nella zona (come la Palazzina Liberty in largo Marinai d’Italia), è la parte che oggi ancora mantiene la memoria di una vasta area che fu della cosiddetta “cittadella annonaria”, costruita agli inizi del Novecento, con un insieme di mercati generali con grandi strutture per la conservazione e il commercio di prodotti alimentari, dall’ortofrutticolo, all’ittico, fino al floricolo, insieme ai Frigoriferi Milanesi e al Palazzo del Ghiaccio.

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Fonte: domusweb.it